
Dott. Marzio Vanzini
Specialista in Oculistica – Bologna – Articolo pubblicato sulla rivista Elisir di Salute
10 domande sull'intervento della cataratta
Cos’è la cataratta?
All’interno dell’occhio c’è una lente naturale, chiamata cristallino, che contribuisce a mettere a fuoco la immagini provenienti dal mondo esterno sulla retina,inoltre, modificando il suo potere di messa a fuoco, consente l’adattamento della visione alle diverse distanze. La cataratta è l’opacamento totale o parziale del cristallino.
Quali sono i sintomi?
Un cristallino opaco in parte assorbe la luce e in parte la riflette, alterando l’immagine che si forma sulla retina. Un paziente con cataratta è spesso abbagliato dalla luce, vede in modo annebbiato, sfuocato, a volte diventa miope peggiorando la visione da lontano e migliorandola da vicino. Poiché anche i colori sono assorbiti e riflessi in modo differente, l’immagine percepita non ha più i colori originali, in particolare sono attenuate le luci blu. Il paziente difficilmente nota questo cambiamento perché l’opacamento del cristallino di solito si instaura molto lentamente.
Quanto è diffusa?
La cataratta è la causa di cecità più comune nel mondo, circa 20 milioni di persone sono ciechi a causa della cataratta nei paesi poveri o in via di sviluppo. Nei paesi industrializzati è molto difficile che qualcuno diventi cieco o ipovedente a causa di una cataratta. La presenza della cataratta aumenta a partire dai 45 anni di età e il tasso di incidenza è circa il 35% tra i 75 e i 79 anni.
Quali sono i fattori di rischio?
Sebbene per la maggior parte delle cataratte senili non siano stati individuati fattori di rischio certi, sono stati identificati numerosi fattori ritenuti responsabili della sua evoluzione. Tra questi le radiazioni ionizzanti e ultraviolette, l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito, il fumo, l’assunzione di bevande alcoliche, l’eccesso di peso, la carenza di vitamine e altri ancora.

Come si cura la cataratta?
Per lungo tempo si è tentato di curare la cataratta con la terapia medica, senza però mai giungere a risultati soddisfacenti per le difficoltà legate alla penetrazione del farmaco all’interno del cristallino. Per il momento perciò l’unico modo di curare la cataratta è attraverso un intervento chirurgico che sostituisca il cristallino opaco con una lente intraoculare trasparente.
Quando operare?
Qualche decennio fa le cataratte erano operate quando il paziente aveva un visus di 3 – 5/10.
ll miglioramento delle tecniche chirurgiche ha consentito di estenderne i limiti, consentendo interventi in ogni tipo di cataratta con ottimi risultati e attualmente aspettare ad operare una cataratta avanzata con una vista scarsa non solo non ha senso, ma fa salire i rischi operatori poiché l’intervento di una cataratta molto evoluta è, di solito, più complicato. Oggi invece il momento migliore per operare è quando la diminuzione visiva provocata dalla cataratta è tale da interferire con le attività abituali (lavoro, guida, vita di relazione, sport) del paziente e quindi è in gran parte soggettivo.
Come si esegue l’intervento?
La tecnica attuale di intervento è chiamata facoemulsificazione e utilizza l’energia degli ultrasuoni per frammentare la cataratta.
Attraverso una incisione di circa 3 mm si estrae il cristallino opaco, lasciando il sacco trasparente che lo avvolge, all’interno di questo sacco viene poi inserito un cristallino artificiale che sostituisce la lente naturale opacizzata e che evita la necessità di portare forti occhiali per la visione a distanza.
Cos’è la cataratta secondaria?
L’involucro che avvolgeva la cataratta e dentro il quale è impiantata la lente intraoculare artificiale mesi o anni dopo l’intervento può opacizzarsi prendendo il nome di “cataratta secondaria”. Oggi questa opacità secondaria è facilmente correggibile con una tecnica laser chiamata “capsulotomia posteriore” poiché tale membrana, o capsula posteriore, viene frammentata al centro. La capsulotomia posteriore si esegue in ambulatorio in pochi minuti, è definitiva e completamente indolore.


Quando operare con cataratta e glaucoma?
Ogni caso va considerato singolarmente per decidere se sia più conveniente eseguire un intervento combinato di cataratta e glaucoma nello stesso momento o due operazioni separate. Di solito si esegue solo l’intervento dì cataratta quando l’elevazione della pressione oculare è modesta e non ví sono danni glaucomatosi e, analogamente, se il problema principale è il glaucoma e il cristallino presenta solo modeste opacità si esegue solo l’intervento per il glaucoma. Quando si debbono eseguire entrambi gli interventi si valuta l’opportunità di un intervento combinato e, dovendo scegliere, si dà la precedenza al glaucoma per evitare la progressione del danno al nervo ottico.
Esistono “novità” riguardo alle tecniche di intervento?
Negli ultimi anni sono state sperimentate nuove tecniche per l’estrazione della cataratta con sonde laser di diverso tipo o ad acqua, ma è la facoemulsificazione che, sempre più perfezionata, è ancora considerata la tecnica ideale. Le novità nella facoemulsificazione sono essenzialmente legate all’utilizzo di basse energie e alla tecnica bimanuale che consente incisioni della cornea piccolissime. Attualmente la tecnica con microincisioni è limitata dal fatto che tutte le lenti intraoculari entrano solo attraverso incisioni di 2,5 mm o maggiori.
Da qualche anno con il laser a femtosecondi è possibile frammentare la cataratta in circa 30 secondi con la precisione del micron rendendo la prima parte dell’intervento più sicura e meno invasiva.